Io faccio parte di quella categoria di persone che appena passato ferragosto inizia a pensare “tra pochi mesi è Natale”. Si esatto, io sono quella che fa il conto alla rovescia al 25 dicembre e prepara l’albero il primo del mese. Ho sempre adorato questo periodo, fin da bambina, nonostante io sia nata proprio sotto le feste, per l’esattezza il 26 dicembre. Mi sono sentita dire di tutto “ma ti fanno un regalo solo”, “che sfiga non festeggi il tuo compleanno” (e chi lo ha detto?!), “ma come torta di compleanno mangi il panettone?” (beh, se è buono sì, ma anche una bella fetta di panbriacone o tronchetto ci sta bene). Ma in fondo cosa importa quanti regali ricevo? Il bello del Natale è l’atmosfera che si respira, è il riunirsi a tavola e mangiare le stesse cose ogni anno ma sempre con entusiasmo! E’ entrare in una casa calda che profuma di mangiare, portare un dono e salutarsi augurandosi Buon Natale.
Quando ancora vivevo con i miei, la mattina di Natale mi svegliavo che già respiravo odore di brodo e arrosto. La tavola era già apparecchiata e guai a farlo all’ultimo minuto. Facevo colazione con una fetta di ciambellone e le raccomandazioni di mia madre di non mangiare troppo che poi mi sciupavo per il pranzo. Neanche avevo finito che mi invitava a vestirmi e a mettermi in ordine i capelli, che non è bello farsi vedere disordinata. Poco prima che arrivassero gli ospiti, ovvero i parenti, bisognava preparare i crostini, tagliare il pane, mettere l’acqua in tavola, contare i piatti che fossero giusti, le posate, il centrotavola. Mia mamma che a qualsiasi pranzo o cena mi chiede tuttora se mi piace come ha apparecchiato. Un mito. Io da piccola sono sempre stata un po’ lenta e impacciata e di quello che c’era da fare ne facevo sempre la metà, mentre lei, a confronto, è sempre stata flash. L’unica cosa in cui ero più veloce era nel mangiare i crostini ancor prima che arrivassero in tavola, con mia madre che non si sa come mi beccava sempre. “Ti ho visto, smettila che poi mancano!“. Le mamme hanno sempre dieci occhi.
Il mio Natale per anni ha vissuto le stesse persone e gli stessi piatti: la lingua salmistrata di zio Merus, le lasagne di zia Carla, il brodo di cappone e i tortellini di Mamma, i crostini neri toscani, pure quelli un po’ retrò anni 80 con burro e salmone che non c’entravano niente con il resto; le lenticchie perchè portano soldi, l’arrosto, le patate, i mandarini e le noccioline. Poi quando ho conosciuto Andrea ho scoperto che la sua famiglia festeggia la vigilia (quindi fate due conti, io inizio a festaggiare il 24 e finisco il 26 sera), con menu di pesce. Ed è così che al mio Natale si sono aggiunte nuove persone e nuovi piatti. E tra i nuovi piatti ci sono i cappelletti in brodo, quelli senza carne, con solo formaggio, dove si deve sentire bene il limone e la noce moscata.
Quindi, è vero che il Natale deve essere sempre un po’ uguale, perchè è bello vivere il ricordo, ma è inevitabile che crescendo qualcosa cambi, in meglio, creando nuovi ricordi e nuovi legami con le persone e il cibo.
Vi lascio la ricetta dei miei cappelletti in brodo che trovate anche nell’ultimo numero di Taste&More Magazine. E questa volta è davvero l’ultimo numero, non ve ne saranno altri per il momento. Spero vivamente vi possa piacere e possa essere di ispirazione per le vostre feste.
I miei cappelletti in brodo
Ingredienti
- per 4 persone
- per il brodo
- 300g circa di muscolo di manzo
- 2 carote
- 1-2 pezzi di osso con midollo
- 1 coscia di gallina o pollo
- 1 gambo di sedano
- 1-2 cipolle
- 1 crosta di parmigiano
- 1 ciuffo di prezzemolo
- lingua di manzo
- per i cappelletti
- per il ripieno
- 200g di ricotta vaccina
- 100g di Raviggiolo o stracchino
- 1 uovo di gallina
- noce moscata q.b.
- sale e pepe q.b.
- scorza di limone a piacimento
- per la pasta
- 300g di farina di grano tenero tipo 00
- 3 uova
Procedimento
- Mettete tutti gli ingredienti per fare il brodo in una grossa pentola, coprite con acqua fredda e mettete a cuocete a fuoco moderato per circa tre ore, un’ora se utilizzate la pentola a pressione. Se utilizzate carne di gallina il brodo risulterà più grasso. Una volta raffreddato potrete prelevare una parte di grasso che si sarà solidificato in superficie. Filtratelo più volte e aggiustatelo di sale. Preparate il ripieno dei cappelletti: in una ciotola mescolate insieme la ricotta, il raviggiolo (o lo stracchino), le uova, una buona grattugiata di noce moscata, la scorza di limone, sale e pepe. Coprite con pellicola trasparente e riponete in frigorifero fino al momento del suo utilizzo. Preparate la pasta: versate la farina a fontana su una spianatoia; rompeteci dentro le uova e aggiungeteci una presa di sale e un filo d’olio. Con l’aiuto di una forchetta (o con le mani se preferite) sbattete l’uovo e cominciate ad amalgamare la farina intorno. Continuate con le mani e cercate di amalgamare bene tutti gli ingredienti. Lavorate bene di polso fino ad ottenere un impasto liscio e non più appiccicoso. Nel lavorarla potete aiutarvi sporcandovi le mani di farina. Lasciate riposare l’impasto per una mezz’ora. Assemblate i cappelletti: stendete la pasta abbastanza sottile e tagliate dei quadrati di circa 4×4 cm oppure dei tondi di 4 cm di diametro. Al centro di ognuno disponete del ripieno chiudete a metà a formare un triangolo o una mezzaluna; stringete bene i bordi, avvicinate poi le due punte e bloccatele assieme. Lasciate asciugare i cappelletti per 30 minuti su un tagliere che avrete spolverato con della farina. Cuocete in brodo bollente per pochi minuti e servite.
Ecco qua l’ultimo numero di Taste and More. Sfogliaelo subito!