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enso sia passato davvero troppo tempo dal mio ultimo post, se ripenso all’ultimo scatto fatto nella vecchia casa mi sembra passata un’eternità. E in questo lasso di tempo sono successe tante cose: un trasloco (anzi due, anche a lavoro ho dovuto cambiare ufficio), una casa nuova, una cucina che ha tardato ad arrivare, scatole e ancora scatole che per qualche settimana sembravano raddoppiare anzichè diminuire. Fai le volture, aspetta che l’idraulico e l’elettricista sistemino la cucina, c’è un problema con il forno quindi devono tornare una seconda volta, poi l’imbianchino, le cose da buttare, quelle da tenere, non c’è posto per tutto e quindi “di questo che ne facciamo? Lo teniamo?”, e via discorrendo. Fatto sta che sono passati già due mesi e io me ne accorgo solo adesso, ora che il vento si è fermato e posso finalmente concedermi un po’ di respiro.
Ma se c’è un aspetto positivo di un trasloco è che rispolveri cose che non ricordavi di avere. E quando mi sono ritrovata tra le mani un libro di Fabio Picchi, il cuoco poeta fiorentino, non ho potuto far altro che stoppare quello che stavo facendo, e mettermi a leggere ricette a caso, come spesso faccio con l’Artusi. Al diavolo le scatole a giro per la stanza, al diavolo il disordine, tutto è rimandabile. Leggere o ascoltare il Picchi è sempre un piacere, traspare la passione per il cibo, per Firenze, le sue espressioni mi divertono e non mi annoiano mai. La sua cucina è semplice, genuina, come piace a me, a volte un po’ grassa perchè scialona d’olio o intrepida nell’utilizzo del burro, ma, come dice sempre lui, è sempre bene usare il buon senso. E per me il buon senso non sta solo nel dosare gli ingredienti, ma anche nel loro bilanciamento all’interno della propria alimentazione. Il buon senso sta nel non essere troppo rigidi, ma neanche troppo permissivi, nel mangiare sano ma allo stesso tempo ordinare il dolce a fine pasto. E visto che il mio buonsenso ultimamente mi vede particolarmente legata al mangiar sano e leggero, quando ho letto la sua ricetta sul purè di baccelli freschi non ho potuto far altro che fare una pieghetta alla pagina e aspettare sabato mattina per poter andare dall’ortolano. Avevo già sperimentato l’anno scorso il patè di piselli, fave e pecorino, che aveva riscosso grande successo, ma questo “purè” oltre che sul pane si presta bene a essere utilizzato, con qualche accorgimento, anche per condire un buon piatto di pasta, magari integrale.
Purè di baccelli – Dal libro “soffriggo per te” di Fabio Picchi
Gli amici pugliesi si sorprenderanno perché nella regola loro usano le fave secche, altrettanto buone ma di più lunga cottura. Se questo purè avanza, vi costringerà il giorno dopo a chiamare un amico napoletano per un paio d’etti di casereccine, lasciate assolutamente al dente, con l’aggiunta di una noce di burro e una manciatina di parmigiano.”